30/09/09

Le chiot

Je voudrais trouver les paroles
pour t'écrire une lettre d'amour
pour te dire combien tu me manques
même si on s'est jamais rencontrés.

Je voudrais pouvoir te prier
de me laisser voir avec tes yeux
quelles couleurs tu vois dans ce monde
même si tout semble peint en noir et blanc.

Je voudrais rentrer dans tes rêves
et puis les parfaire avec les miens
les graver sur les parois de ton cœur
pour que tu te souviennes de moi le matin.

Je voudrais être une larme quand tu pleures
pour caresser tes joues doucement
pour savourer tes lèvres sucrées
et tomber épuisé à tes pieds.

Je voudrais trouver le courage
pour prendre ta main et te conduire
à la gare des trains ratés
pour y mettre nos rêves et partir.

Je voudrais lancer une pierre dans le noir
pour chasser ce fichu 'mais' qui menace
comme un nuage prêt à déluger
et le faire disparaitre dans la mer.

Les paroles me manquent
les paroles s'envolent
et je reste en silence coincé
comme un chiot drôle et empoté.


James Blunt - Goodbye my Lover

04/03/09


   



Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
finem di dederint, Leuconoë, nec Babylonios
temptaris numeros! Ut melius, quidquid erit, pati!
Seu pluris hiemes seu tribuit Iuppiter ultimam,
quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
Tyrrhenum: sapias! Vina liques et spatio brevi
spem longam reseces! Dum loquimur,fugerit invida
aetas: carpe diem, quam minimum credula postero!

Orazio Quinto Flacco







Dead Poets Society

19/02/09

11 giugno 2007 (StG)

L’undici de giugno dumilasette
‘n giorno ‘mportante, da nun dimenticà.
Stà ‘n ragazzino colle labbra strette
‘nnanzi ‘na candela pronto a soffià.

Zitto e serioso lo vedi camminà
co’ ll’occhi ‘n giù, nascosti da du’ lenti.
T’accorgi a malappena si ce stà
e quanno te parla ‘mmanco lo senti.

Ma dietro ‘sto silenzio quanta forza,
quanto coraggio sotto a quella scorza.
Lo sanno l’angioletti che du’ vorte

piagne c’hanno fatto lacrime e morte.
Sempre co’ te, pe’ sempre dentr’ar core
de mamma e papà du’ gocce d’amore.

17/02/09

Immagina

Immagina
questo mio corpo.
Immagina
questo mio amore.
Immagina
non essere più.

S‘annulla il pensiero,
s’atterra sconfitto.

“Spazî ancor più infiniti prepari?”

L’Intero fluisce e raccoglie
ma inquieto il mio spirito s’offre.

16/02/09

Sera

Paura d'amare
di dire: "son'io".

Rimane nell'ombra
la voglia d'un dio.

L'onda risacca,
rimescola,
intorbida.

Lenta, la sera
t'avvolge d'oblio.

13/02/09



Siamo tutti nel rigagnolo,
ma alcuni di noi fissano le stelle.



Gli eventi non sono mai neutri
perchè i loro effetti
dipendono dai varî individui:

la sventura è 
un marciapiede per un genio,
una piscina per il cristiano,
un tesoro per l'uomo abile,

un abisso per i deboli.

11/02/09


Écume (StG)


Émotions qui fusionnent
Hybridées, mélangées
Qui vibrent en silence
Haut, dans le ciel

Essences légères
Sans poids, ni matière
Qui traînent enserrées
Pour planer, pour cabrer

Harmonies transparentes
Qui glissent, qui remontent
Qui flottent et s’envolent
Qui vibrent sans arrêt

Intuitions de lumière
Qui moutonnent, qui éclatent
Déployées par les rêves
Frémissants dans les trêves

Fuyez ces rochers
Restez dans vos cieux
Les élans s’apprivoisent
S’abattent, s’accablent

La vague déferle
Impérieuse, puissante
S’anéantit, disparaît
En mille larmes salées

Renverse ce ciel
Aplatis l’horizon
Écume blanchâtre
Qui frissonne, qui s’éteint


Non so cosa teneva "dint'a capa",
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.

Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta

io lo ridico per un Pulcinella.

La gioia di bagnarsi in quel diluvio

di "jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!"
era come parlare col Vesuvio,

era come ascoltare del buon Jazz.

"Non si capisce", urlavano sicuri,

"questo Troisi se ne resti al Sud!"

Adesso lo capiscono i canguri,

gli Indiani e i miliardari di Holliwood!


Con lui ho capito tutta la bellezza

di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino.

O Massimino io ti tengo in serbo

fra ciò che il mondo dona di più caro,

ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell'amato San Gennaro.

R. Benigni
Rosso de Roma

Stasera er cielo è rosso che s’enfiamma
e ‘na greggia de batuffoli de panna
s’ammucchia pe’ vedé se more er sole
ma tanto quello de campà nun vole.

E’ ll’homo che se danna e se dispera
e ar mattino già s'affanna pe’ lla sera.
‘Sto rosso se confonne co’ li tetti
e cor sangue de noantri maledetti.

Er tramonto ce se l’è ‘nventato Iddio
pe’ facce crede che anche er sole more
pe’ facce scioje ‘sto groppo dentr’ar core.

N'alito de vento me sveja da st'obblio: 
er cielo s'è spento, er sole se n'è annato
torno domani, ormai me so' 'mparato.


E adesso dimmi
cosa succede sulla terra
e se vedi cadere una stella
desidera una vita migliore
per me per te
e segui il tuo cuore
perché questo è
il pianeta delle parole
ed alla fine
resteranno soltanto
parole d'amore
resteranno soltanto parole d'amore




Pino Daniele - Il Pianeta delle Parole

10/02/09

La parola e la poesia


Girovagando su internet ho scoperto per caso questo articolo su Rudolf Steiner che ha suscitato in me grande interesse e rappresentato fonte di riflessione. Quante volte ci siamo forse chiesti: da dove nasce la poesia? perché a volte sentiamo questo bisogno irrefrenabile di scrivere? E da dove nascono le parole?

Nell'essere umano l'interesse per la parola e per la poesia è risvegliato dal "Verbo dei mondi spirituali", dalle parole primordiali che egli può ricevere durante la notte. Mentre la musica suscita la più intensa interiorizzazione, la parola invita ad esteriorizzare . Bisogna "far passare" la parola dall'interiorità dell'anima e del corpo alla "coscienza diurna" e nel mondo. E' una coscienza nuova che si dischiude a contatto con il mondo, una nuova volontà che si dispiega. La lingua ne è il testimone attraverso le rappresentazioni che essa comunica e attraverso il proprio impulso volitivo.

Tuttavia deve a sua volta intervenire il sentimento per stabilire il contatto diretto con il prossimo, con il mondo. Questo rapporto è tanto più centrato sul nucleo essenziale dell'uomo, sull'Io, quanto più la parola viene dal profondo del cuore. Quest'organo interiore interviene attraverso il ritmo del polso entrando in quello di ogni respirazione. "L'essere umano (...) impregna le proprie parole e le proprie frasi di ciò che sgorga dal profondo del cuore" . Il segno principale di ciò è il calore fisico e animico del parlare.

Parlando, l'uomo imprime la forma della parola all'aria che espira. Allo stesso tempo il calore centrale del cuore si diffonde nel mondo. Nell'espirazione il polmone non espelle soltanto anidride carbonica ma anche il calore che si è riversato nel polmone con il sangue e l'anidride carbonica. Quando parliamo questo calore può servire da veicolo dell'Io. L'Io può trasformarlo in calore animico che viene dal cuore.

Un parlare che viene dal cuore e va al cuore dell'altro evita gli eccessi del polo della volontà, che si manifestano nel parlare emotivo. Ed evita, allo stesso tempo, il parlare esclusivamente intellettuale che origina dalla testa. Il parlare emotivo può essere percepito come troppo denso, mentre il parlare intellettuale manca di spessore. Il modo di parlare declamatorio e vuoto combina i due eccessi e non li sa temperare. Si continuano ad aggiungere parole, ma manca la risonanza interiore. Il sentimento sano dell'uomo è assente, e l'anima è come svuotata. Il parlare formato artisticamente deve trovare il suo posto tra i due estremi, conferendo calore alle rappresentazioni astratte e compenetrando di anima e di calore la volontà istintiva.

In fondo, il parlare tende sempre verso il dialogo, dialogo con l'Io dell'altro, il cui ascolto silenzioso è già di per sé una risposta. Così anche la recitazione dovrebbe sempre condurre a un dialogo muto con gli uditori; e la lettura intima di testi poetici dovrebbe far dialogare con l'autore. Nell'embrione comincia già un dialogo, questa volta di natura organica. Secondo recenti ricerche, il bambino nel seno materno percepisce il battito del cuore di sua madre e risponde a modo suo. Questa "risposta" consiste nello sviluppo degli organi della parola, in particolare della laringe, che più tardi formerà le sonorità della lingua nell'aria espirata. La sua muscolatura si costruisce in modo corrispondente alla struttura interna del muscolo cardiaco. Il rapporto tra la parola e il cuore è dunque evidente fin nel regno organico.

(...)

Tra le diverse arti, l'arte della parola e la poesia sono quelle che si rivolgono più direttamente all'Io a partire dall'anima di colui che parla. Queste arti si rivolgono allo stesso tempo alla coscienza che vive nell'anima centrata sull'Io. L'anima cosciente è l'organo animico privilegiato per la parola e la poesia. Queste arti permettono la stimolazione più adatta al suo sviluppo.

Les paroles d'amour

Paroles de rage
enflammées
fulgurantes 
étincelles éphémères
dans ton ciel d’été
Paroles de douleur
amères
secrètes
 larmes de pluie
dans ton ciel d'automne
 Paroles de crainte
diaphanes
impassibles
flocons de neige
dans ton ciel d’hiver
Paroles d’amour
légères
sublimes
lueurs immortels
sans temps ni matière
Emportées par le vent
qui flatte
qui mène
dans la paume de ta main
vers l’empire des anges



Le funambule

Entre moi et toi
c’est un arc-en-ciel
impalpable lumière
éphémère étincelle.

Entre moi et toi
c’est une corde tendue
qui flotte, qui hésite
de douleur revêtue.

Entre moi et toi
c’est une lame affûtée
qui saigne, qui fouille
dans nos craintes cambrées.

Entre moi et toi
c'est le rêve d’une vie
sans fin ni début
c’est la passion infinie.


09/02/09


La più nota delle poesie metasemantiche di Fosco Maraini. Suggerisco l'ascolto dell'interpretazione proposta da Gigi Proietti.

Il lonfo

Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.
E' frusco il Lonfo! E' pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.


Le ciel ne suffit (StG)

Ce ciel est trop bas
pour planer
comme brume estivale
légère
Sur les fleurs
parsemer ta beauté


Ce ciel est trop gris
pour bénir
ton réveil fragrant
de lumière
De chaleur
envahir ta journée


Ce ciel est trop sombre
pour cueillir
cet éclat de brillance
éphémère
La garder dans le creux
de ta main


Ce ciel ne suffit
pour me faire
rosée du matin/quand tu pleures
rayon de soleil/si t’as froid
étoile du soir/pour tes rêves



Ce ciel ne suffit
pour trouver
le milieu de ton cœur
et y rester

Mar Adentro